Masanobu Fukuoka

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Masanobu Fukuoka è considerato il padre dell’agricoltura naturale ed è conosciuto soprattutto per il suo libro “La rivoluzione del filo di paglia”. Dedicò la vita principalmente alla cura della sua terra in Giappone, osservando la natura e sviluppando un suo approccio alla coltivazione, cercando di liberarsi dai preconcetti derivati da conoscenze pregresse e dai giudizi dell’agricoltura convenzionale.

Quella che nasce con Fukuoka è un’agricoltura nuova: l’agricoltura del non fare, o agricoltura naturale, un approccio che punta a ridurre al minimo l’intervento umano, fino ad arrivare a non arare, non concimare e neppure togliere le erbe infestanti dal campo.

Non si può rinchiudere il pensiero di Fukuoka in un articolo, questo testo vuole essere uno spunto introduttivo che semini nel lettore curiosità e desiderio di confrontarsi con le riflessioni di questo grande pensatore e agricoltore.

Chi era Masanobu Fukuoka

Masanobu Fukuoka nasce nel 1913 e studia come microbiologo del suolo. Era un ricercatore che si occupava di patologia vegetale e lavorava per la dogana. In seguito ad una grave malattia, all’età di 26 anni, ebbe un cambiamento interiore che lo portò a lasciare il suo lavoro da tecnico e ritornare a coltivare i terreni dei suoi genitori. Descrisse così il cambiamento: “L’umanità non sa assolutamente nulla. Nessuna cosa ha valore in se stessa e ogni azione è inutile, senza senso”.

Quando tornò ai suoi campi Fukuoka cercò di lasciar cadere tutte le conoscenze che aveva, per osservare la natura così com’era. Intuì che i processi naturali provvedono a molte delle cose per le quali gli uomini si preoccupano e per questo cominciò ad adottare delle tecniche di coltivazione basate sull’idea di lavorare il meno possibile. Capì che alcune pratiche dell’agricoltura tradizionale potevano essere evitate: non serve arare il terreno, usare concimi e prodotti chimici ed estinguere le erbacce.

Abbandonando aspettative e giudizi tipici dell’agronomia tradizionale stava sorgendo una nuova agricoltura intuitiva e creativa. Fukuoka adattava il metodo colturale al suo terreno, al suo clima e anche alla sua persona. Sviluppò tecniche incredibili per coltivare i cereali: senza arare, senza allagare i capi, senza trapiantare le piantine coltivate in semenzaio, ma limitandosi a seminare e raccogliere. Nella sua vita seminò di tutto, senza porsi tanti problemi, seminò sulle sue colline che da tanti anni erano semi-aride ed impoverite e ridiede vita a questi terreni, che tornarono verdi e lussureggianti. Sviluppò pratiche per coltivare l’orto e il frutteto, allevando anche qualche animale, con la solita linea guida del “non fare”.

I risultati non si videro subito, si susseguirono vari anni di sperimentazioni e fallimenti, infatti Masanobu Fukuoka raccontava con ironia che ormai conosceva qualsiasi cosa potesse andare male nell’orto: tutto per esperienza diretta! Ma anche i fallimenti sono utili per migliorare e i risultati col tempo arrivarono.

La qualità dell’ambiente e del terreno migliorarono sensibilmente, addirittura attirò l’attenzione di professori universitari e tecnici che studiarono i suoi campi, convenendo che la fertilità era in costante aumento.

E la produzione? Era buona, anzi ottima, per quanto riguarda i cereali riuscì ad avere delle rese paragonabili, se non superiori, a quelle dei suoi vicini di casa che utilizzavano tecniche tradizionali, così come per orto e frutteto. Certo, delle volte la forma e le dimensioni dei frutti non erano quelle prestabilite dal mercato, ma il sapore era il migliore che si potesse trovare.

La vita di Fukuoka cambiò un po’ dal 1975 quando pubblicò il suo primo libro La rivoluzione del filo di paglia. Questo piccolo libro gli diede notorietà, molte persone si interessarono al suo podere e alla sua vita, gli venne chiesto se le tecniche che aveva sviluppato non fossero, in definitiva, degli strumenti contro la desertificazione e a favore della conservazione del suolo. Lui non ci aveva pensato, le sue tecniche erano semplicemente naturali, “senza scopo”. Però fu molto colpito dal problema della desertificazione e iniziò a viaggiare per vedere questi fenomeni di persona e per insegnare l’agricoltura naturale come strumento per arrestare i processi di degradamento del terreno.

L’agricoltura naturale è l’approccio, non è metodo

Ci sono molti tipi di agricoltura originati da un sentimento comune di cura della terra e della tutela delle risorse naturali. Si parla di agricoltura biodinamica, sinergica, di permacultura ,… Questi sono tutte metodiche, strumenti utilissimi per raggiungere un obiettivo. Quando parliamo di agricoltura naturale invece non si intende la tecnica per raggiungere un obiettivo ma qualcosa che la precede.

L’agricoltura naturale fonde un’attività molto pratica, forse la più pratica, ovvero la coltivazione, con la ricerca individuale. Si potrebbe chiamarla ricerca spirituale o filosofica a seconda di come la si vuole vedere: si tratta sostanzialmente di iniziare ad ascoltarsi. Un percorso alla scoperta delle proprie necessità, di quelle della terra, della nostra comunità, in una visione che non separa e frammenta la realtà.

Masanobu Fukuoka era critico riguardo ad una visione molto tecnica o scientifica della natura e dell’agricoltura. Ho notato che questo aspetto del suo pensiero spesso non viene considerato dai fautori della permacultura e, più in generale, dagli occidentali. C’è la paura di essere etichettati come anti-scientifici, del non essere grati per quello che la scienza e la tecnica hanno fatto di buono. Ma non si tratta di questo.

Fukuoka sosteneva che la scienza, come l’intelletto umano, frammenta il mondo: le cose non vengono considerate più nella loro interezza. Applicare questo approccio ad ogni aspetto della società e della vita ci allontana da una comprensione più profonda.

Questo pensiero non nega l’efficacia del metodo scientifico per la soluzione di molti problemi. Ma come ogni strumento efficace, anche la scienza va usata al bisogno, per poi essere riposta. L’agricoltura tocca tutti gli aspetti della vita umana e ha bisogno di interpretazioni di più ampio respiro, che non si possono ridurre a meri tecnicismi. Ovviamente per la soluzione di alcuni problemi il metodo scientifico è fondamentale.

Scienza non è sinonimo di verità, non è qualcosa in cui credere, in quel caso diventa una religione. È un metodo col quale si cerca di provare delle tesi mediante degli esperimenti. Quindi ripetendo l’esperimento più volte alle medesime condizioni si ottengono risultati costanti e coerenti. Questo in sistemi complessi come quelli agricoli molte volte non è possibile. Inoltre i risultati costanti non bastano a soddisfare la ricerca dell’uomo: la scienza non ci dirà cosa è giusto fare o perché. È semplicemente uno strumento. Mi piace pensarla così: un martello è perfetto per battere un chiodo, ma non puoi usarlo per avvitare una vite.

Mi scuso per essermi dilungato su questo aspetto, non è il più popolare fra gli argomenti di Fukuoka, ma non va omesso per comprendere a fondo le sue visioni sull’agricoltura.

Ritornando a noi, l’agricoltura naturale è per prima cosa osservazione di sé stessi e di quello che ci sta attorno, intuire ciò che è necessario fare e scegliere gli strumenti adatti.

I “principi” dell’agricoltura naturale

Fukuoka nel libro la rivoluzione del filo di paglia parla dei quattro pilastri dell’agricoltura naturale che sono:

  1. Nessuna lavorazione, cioè niente aratura né capovolgimento del terreno.
  2. Nessun concime chimico né composto preparato.
  3. Nessun concime, né con l’erpice, né con i diserbanti.
  4. Nessuna dipendenza da prodotti chimici.

I “pilastri” fanno pensare alle fondamenta, a ciò su cui si fonda qualcosa. Possiamo anche partire da questi punti, fidarci ed è ciò che più frequentemente si intende per agricoltura naturale. Fukuoka però ci teneva molto a comunicare come lui fosse arrivato a tali tecniche, qual è il percorso per giungere ad una comprensione intuitiva dell’agricoltura. È la visione “non discriminante” che sta alla base dell’agricoltura naturale.

Nelle note del suo libro, curate da un suo allievo, Larry Korn, si può leggere che per Fukuoka sta ad ogni contadino trovare il modo di coltivare in maniera “semi-selvatica”, ed è qui che entrano in gioco tutte le tecniche e tutte le scuole alternative da cui trarre spunto.

Fukuoka e la desertificazione

Negli ultimi dieci anni della sua vita Fukuoka visse girando il mondo, osservando il problema della desertificazione, confrontandosi con le popolazioni e gli esperti locali e insegnando l’agricoltura naturale. Nel suo ultimo libro scriverà: “guardando indietro a tutto ciò oggi, realizzo che i quasi 50 anni che ho passato a coltivare un podere naturale in effetti hanno prodotto dei metodi contro la desertificazione”.

Masanobu Fukuoka visitò Stati Uniti, Iraq, Iran, Thailandia, Malesia, Indonesia, Nepal, Filippine e vari paesi europei compresa l’Italia. Infine le sue ricerche si concentrarono in Africa, il continente più colpito dalla desertificazione. Lo fece con grande spirito di altruismo, era fortemente preoccupato per il problema della perdita di suolo causato da tecniche agricole sconsiderate. Fukuoka viaggiò, sempre accompagnato da funzionari e abitanti del posto. Larry Korn, un suo allievo americano che era spesso con lui durante i suoi viaggi racconta di come fosse cordiale e propenso all’ascolto e all’osservazione, non saltava subito alle conclusioni, egli infine dava i suoi suggerimenti.

Secondo Fukuoka la natura era in grado di riprendersi spontaneamente: soluzioni ingegneristiche o invasive per fermare la desertificazione spesso lasciano una situazione peggiore di quella di partenza, risultando efficaci solo a breve termine. Sosteneva però che in molti luoghi ormai mancassero pure i semi che sono la base per la ripartenza, ecco che in quei casi occorre seminare nuovamente la vita: “Il solo lavoro da parte dell’uomo (a servizio della natura) è raccogliere microrganismi e semi di varie piante e spargerli in luoghi simili”, “in altre parole, senza chiedermi se sono buoni o cattivi mescolerò una grande varietà di piante forestali, da frutta, verdura, piante concimanti e inoltre felci, muschi e licheni. Comprenderò anche i microrganismi del suolo, come funghi e batteri”.

Quando le piante iniziano a crescere, il loro effetto sul terreno e sul clima è sorprendente, “il verde chiamerà altro verde”.

Masanobu Fukuoka fu un grande maestro, non solo per quanto riguarda l’agricoltura, consiglio la lettura dei suoi libri se non altro per considerare il suo punto di vista.

Io credo che una rivoluzione può cominciare da questo filo di paglia solo. A prima vista questa paglia di riso può sembrare leggera e insignificante.
Nessuno penserebbe che abbia il potere di scatenare una rivoluzione. Ma io ho cominciato a capire il peso e potere di questa paglia. Per me questa rivoluzione è molto concreta”. Masanobu Fukuoka

Articolo di Giorgio Avanzo.

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