Il kaki è una pianta di origine cinese, molto interessante da inserire in frutteto. Si tratta di un albero longevo e molto generoso nella produzione di gustosi e dolcissimi frutti. Per questi motivi si è diffusa un po’ in tutto il mondo, anche in Italia (che in una celebre canzone Elio e Le Storie Tese definiscono “la terra dei cachi”).

Essendo una specie fruttifera particolarmente resistente alle malattie il cachi si rivela semplice da gestire, adatto anche a giardini in cui viene mantenuto senza troppa manutenzione.

albero di cachi

Scopriamo come coltivare con successo l’albero dei cachi, senza utilizzare prodotti chimici di sintesi ma con un metodo completamente biologico.

La pianta di cachi

La pianta del kaki è originaria della Cina, il suo accrescimento è lento ma diventa un albero di discrete dimensioni, molto longevo e dalla forma regolare globosa.

Le foglie sono verdi (Diospyros kaki ,789+ brillanti e lucide in primavera e in estate, mentre assumono in autunno dei toni dal giallo al rosso acceso, dopo la loro caduta i frutti persistono sui rami fino a maturazione, dando alla pianta un aspetto simpatico e decorativo. Il kaki è quindi anche una pianta ornamentale adatta ad abbellire un giardino.

In questo contesto o all’interno di un frutteto vero e proprio, la coltivazione con metodo biologico è semplice, grazie alla sua rusticità e resistenza a parassiti e malattie.

Il kaki appartiene alla famiglia delle ebenacee ed è una specie dalla biologia fiorale piuttosto singolare. Le varietà comuni in Italia hanno quasi esclusivamente fiori femminili con stami maschili abortiti, e di conseguenza i frutti si sviluppano per partenocarpia, ovvero senza semi. In questi casi restano astringenti fino alla raccolta, e solo dopo la maturazione diventano dolci e assumono un colore rosso accesso.

In presenza di un’altra varietà, il fiore viene impollinato regolarmente e la polpa del frutto in questo caso contiene i semi, è marrone e ha sapore dolce già al momento della raccolta. Ci sono anche kaki non astringenti che restano compatti e sono chiamati “kaki mela”, ma sono poco diffusi in Italia perché sono varietà sensibili ai freddi invernali. Il frutto del kaki è molto nutritivo e si conserva per lunghi periodi fuori dal frigorifero.

Clima e terreno adatti

Clima. Il kaki è considerato una specie sub tropicale ma se ne trovano varietà che si adattano a climi diversi e che riescono a tollerare temperature invernali di vari gradi sotto lo zero, fino a -15 °C. Questa specie è diffusa in tutta la penisola, anche se al nord le piante giovani possono subire danni a causa dell’umidità invernale persistente. Non è particolarmente adatta alle zone ventose, perché i rami potrebbero spezzarsi, soprattutto quando sono carichi di frutti. La fioritura del kaki avviene verso la metà di maggio ed è seguita da una cascola dei frutticini.

Il terreno ideale. La pianta dei cachi predilige terreni fertili, freschi ed areati, privi di ristagni idrici che favorirebbero ingiallimenti e defogliazioni. Si adatta comunque anche a terreni poveri dando discrete produzioni, si tratta di un albero da frutto molto adattabile da questo punto di vista.

Come si pianta un albero di cachi

Preparazione e periodo adatto. Analogamente a quanto si realizza per l’impianto di altre specie da frutto, anche per il kaki si deve preparare adeguatamente il terreno. Il momento migliore per il trapianto è l’autunno-inverno, fino all’inizio della primavera, escludendo ovviamente i periodi in cui la terra è gelata o bagnata e quindi impraticabile.

Il trapianto. Per la messa a dimora di una singola pianta possiamo scavare una buca profonda e larga, indicativamente delle misure di 70 x 70 x 70 cm. Le radici infatti necessitano di un buon volume di terra smossa attorno perché la specie è sensibile ai ristagni idrici che si generano nei terreni compatti. La pianta deve essere inserita nella buca ben diritta, col colletto appena fuori dalla superficie del suolo. Dopo aver riportato la terra nella buca, opportunamente concimata, la si comprime delicatamente coi piedi e infine si annaffia per stimolare l’attecchimento.

Concimazione. Anche se il kaki non è particolarmente esigente in fatto di nutrimento, una buona concimazione all’impianto è doverosa, e va realizzata miscelando compost o letame maturi agli strati più superficiali della terra di copertura della buca (che devono essere gli stessi che si trovavano in superficie prima dello scavo). L’aggiunta di manciate di concime organico a lenta cessione come la cornunghia o lo stallatico in pellets può essere positiva.  In presenza di terreno molto argilloso è possibile prevenire i ristagni idrici addizionando zeolite, un minerale di origine vulcanica dalle proprietà interessanti. In questo caso la zeolite migliora la permeabilità del suolo assorbendo l’umidità in eccesso, per cui vale la pena miscelarne qualche kg alla terra di copertura della buca.

Portinnesto. Il kaki è solitamente innestato sul Diospyrus lotus, specie che gli conferisce una certa resistenza al freddo e alla siccità, caratteristica molto utile in particolare quando viene coltivato in Italia settentrionale.

Sesti di impianto. Dato lo sviluppo notevole della pianta, nel frutteto si consiglia di lasciare 6-7 metri tra le file di kaki e 5-6 metri tra una pianta e l’altra sulla fila. Distanze leggermente inferiori possono essere previste con una sola fila di kaki alternata a file di altri alberi da frutto di dimensioni più contenute, e questa è la situazione tipica del frutteto misto.

Coltivazione in vaso

Il kaki può anche essere coltivato in vaso, ma dovremo attenderci uno sviluppo ridotto e minore produzione di frutti rispetto a quella delle piante libere. Periodicamente bisogna ricordare di rinvasare la pianta in contenitori più grandi per assicurare sempre tanta terra alle radici, per una buona coltivazione bisogna poi concimare e irrigare regolarmente. In questo modo si può avere un bell’alberello di cachi anche sul balcone, a patto che la soletta possa reggere il peso di un vaso di ampie dimensioni.

Coltivazione nel dettaglio

Impollinazione. Anche se non sono strettamente necessari, gli impollinatori sono utili per ottenere frutti fecondati invece che partenocarpici, e quindi meno soggetti a cascola e non astringenti alla raccolta.

Irrigazione. Il kaki è una specie rustica e tollera bene i periodi di siccità. E’ bene comunque prevedere irrigazioni di soccorso nelle estati particolarmente aride per non penalizzare la pezzatura dei frutti.

Pacciamatura. Dopo la messa a dimora dell’alberello di cachi è utile predisporre la pacciamatura, tecnica usata per contenere la nascita di erbe infestanti che tendono a sottrarre acqua e nutrienti all’albero fruttifero. Possiamo stendere teli neri lungo l’intero filare  o semplicemente circondare la base di ogni pianta con uno strato spesso di paglia o di erba tagliata, tenuta precedentemente ad appassire per evitare fermentazioni.

Concimazione annuale. Ogni anno, all’inizio della primavera o in autunno, è opportuno distribuire sotto chioma del concime di origine naturale, organico o minerale, come quelli menzionati sopra. La crescita delle piante e la fruttificazione comportano infatti una grande asportazione di nutrienti che deve essere regolarmente ripristinata.

La potatura del caco

Forme di allevamento. Il vaso è la forma di allevamento più indicata per questa specie in quanto favorisce uno sviluppo in larghezza riducendo quello in altezza. Dal tronco centrale si aprono le 3 o 4 branche principali a circa 70-80 cm da terra, dalle quali si sviluppano le branche secondarie e le branchette su cui si formano i rami a frutto.

Tecnica di potatura. Nell’impostare la potatura del kaki bisogna tenere presenti alcuni aspetti importanti. Il primo è che il kaki fruttifica sui rami dell’anno, ovvero i germogli che si generano a primavera e che emettono gemme a fiore. Il secondo aspetto è l’abbondante cascola dei frutticini, favorita molto dalla partenocarpia. Questa caratteristica impone di potare con parsimonia lasciando una carica generosa di gemme a fiore. Allo stesso tempo è necessario però sfoltire i rami troppo fitti perché la cascola dei frutticini aumenta con la carenza di luce nella chioma, inconveniente che favorisce anche la presenza di cocciniglie.

Quindi, anche se non è semplice prevedere l’effettiva produzione della pianta di kaki, verso la fine dell’inverno bisogna diradare i rami in modo che quelli rimasti siano adeguatamente distanti. I raccorciamenti sono indicati quando è necessario stimolare l’attività vegetativa in certi punti, e in questo caso si asporta la porzione terminale di ramo, ricca di gemme fertili. I germogli che da questo punto cresceranno evolveranno a rami in seguito e daranno frutti nella stagione successiva. Il kaki raramente emette polloni alla base, mentre si possono trovare succhioni, ovvero i rami a portamento verticale che partono dall’alto e che sono da togliere.

Malattie della pianta

Il kaki viene colpito saltuariamente da malattie come la muffa grigia, favorita dal clima umido. Trattamenti preventivi con i corroboranti prevengono questa ed altre avversità, se praticati regolarmente e tempestivamente. I corroboranti sono prodotti realizzati con materie prime di origine naturale, che svolgono l’effetto di potenziare le difese naturali delle piante, rendendole più resistenti alle avversità di vario genere. Tra i noti corroboranti spiccano zeolite, caolino, propoli e lecitina di soia, ma ce ne sono altri ancora.

A volte la pianta del kaki viene attaccata dall’oidio, che si ferma irrorando bicarbonato di sodio o con bicarbonato di potassio, disciolti in acqua.

Gli insetti danosi

Sesia. Il kaki può essere colpito da un insetto chiamato Sesia, un lepidottero (farfalla) polifago che attacca anche altre specie. Il danno è causato dalle larve che scavano gallerie nella corteccia introducendosi fin nel legno e compromettendone i vasi interni. Indizi della presenza di Sesia sono gli ingiallimenti diffusi e lo sviluppo stentato della pianta, nei casi peggiori l’appassimento. Dopo la caduta delle foglie in autunno è utile spazzolare il tronco e i rami della pianta di cachi con strumenti metallici per eliminare tutte le forme svernanti che hanno cercato riparo negli anfratti della corteccia, con attenzione particolare al punto di innesto e al punto di inserzione dei rami. Possiamo anche fare dei trattamenti al tronco e alle branche con un bioinsetticida a base del nematode entomopatogeno Steinernema carpocapsae, sia sulle forme svernanti sia durante la stagione sugli individui in sfarfallamento.

Mosca della frutta. Il kaki può subire i danni della mosca della frutta (Ceratitis capitata). Una strategia preventiva utile per difendere l’albero da questo insetto è quella di completare sempre la raccolta senza lasciare frutti sulla pianta oltre la maturazione, perché questo incrementerebbe i siti di attacco dell’insetto. Contro la mosca della frutta si possono fare alcuni trattamenti ecologici come quello con il caolino, corroborante già citato sopra, che è una farina di minerale argilloso molto fine, da sciogliere in acqua ed irrorare sulle chiome (a dosi di 2-3 kg/ettolitro). Questo ha un effetto deterrente sull’insetto perché crea sulle foglie una patina bianca che gli impedisce di riconoscere il vegetale pur non ostacolando la fotosintesi clorofilliana. All’inizio della stagione è utile l’installazione di trappole alimentari di tipo Tap Trap per la cattura massale, e infine si possono fare trattamenti con il fungo entomopatogeno Beauveria bassiana

Cocciniglia. Il kaki inoltre può essere colpito dalle cocciniglie, che si allontanano spruzzando sulle piante macerati di felce o trattando con oli minerali.

Nematodi. Per prevenire i nematodi, minuscoli organismi terricoli che possono creare danno alle radici del kaki, un suggerimento è quello di seminare molti fiori di tagete sotto chioma e attorno alla pianta. Magari questo non è di semplice realizzazione in un frutteto, ma con una singola pianta in giardino si può fare.

Raccolta dei cachi

I kaki devono essere raccolti prima della piena maturazione, quando ancora sono duri. Lasciare i kaki sulla pianta fino a completa maturazione comporta il rischio che si formino screpolature e annerimenti sulla loro buccia delicata.

Di solito il periodo della raccolta del caco è l’autunno inoltrato, verso ottobre-novembre, quando la maggior parte dei fruttiferi ha già prodotto da tempo. Questo significa che in un frutteto biologico misto le piante di kaki sono una risorsa che consente di prolungare al massimo la stagione produttiva, soprattutto nelle zone dove non si possono coltivare gli agrumi come frutti invernali.

Una curiosità: in molti frutti dei kaki si trovano dei semi, aprendoli si possono riconoscere delle forme di posata, nella tradizione popolare vengono usate per prevedere come sarà l’inverno.

cachi e neve

Poiché la pianta del kaki può crescere molto, per la raccolta bisogna utilizzare quasi sempre una scala, prestando però la massima attenzione. Prima dell’operazione è opportuno procurarsi delle cassette basse, che sono i contenitori ideali perché consentono di sistemare tutti i cachi raccolti in strati singoli. Da una pianta adulta si possono raccogliere circa 30-40 kg di frutti.

Varietà di kaki

Le varietà di kaki coltivate in Italia non sono molte. La più conosciuta è il kaki Tipo, il noto kaki arancione che dopo la raccolta diviene rosso, dolce e deliquescente. Il Kaki Vaniglia, chiamato anche “kaki mela” è quello che può produrre frutti partenocarpici già pronti per il consumo al momento della raccolta poiché non sono astringenti. Particolarmente resistente alle malattie e molto diffusa nel meridione è la varietà di kaki Cioccolatino, che fa frutti medio-piccoli, dolci ed aromatici.

Articolo di Sara Petrucci

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