Il fico è tra le specie da frutto maggiormente resistenti e rustiche e per questo si presta molto bene alla coltivazione biologica, richiedendo poca concimazione e sporadici trattamenti, solo quando se ne riscontra la necessità.

Anche se è raro che un albero di fichi si ammali o che rischi di essere compromesso da parassiti, quando capita possiamo intervenire con metodi e mezzi ecologici innocui per l’ambiente, sempre in un discorso di frutteto biologico.

Capita che la natura zuccherina dei frutti attragga predatori quali uccelli oppure insetti, ad esempio vespe e calabroni, particolarmente antipatici se il fico si trova in giardino. Vediamo quindi qui di seguito quali sono i principali parassiti e insetti e quali soluzioni scegliere per difendere il fico.

Uccelli

uccello sui rami di fico

Quando i fichi stanno maturando risultano molto attrattivi per uccelli come merli e storni, che li mangiano a beccate.

attrezzi della stihl

Non è semplice allontanare gli uccelli con metodi naturali perché i dissuasori visivi come gli spaventapasseri, i palloni terrifici, i cd rom o le strisce di stagnola avvolte ai rami hanno un effetto limitato nel tempo. Gli uccelli ben presto capiscono che si tratta di minacce innocue e vanno avanti a cibarsi dei fichi.

In certi casi gli uccelli mangiano la frutta più per sete che per fame e allora conviene predisporre degli abbeveratoi pieni di acqua nel giardino o frutteto, soprattutto se il periodo è siccitoso. In questo modo gli uccelli troveranno almeno una fonte di abbeveramento alternativa e forse attaccheranno meno fichi.

Insetti

Oltre agli uccelli ci sono alcuni insetti che possono danneggiare la coltivazione del fico, in particolare vespe e calabroni vengono attratte dai frutti, mentre la pianta è soggetta ad infestazioni da parte del punteruolo nero e della cocciniglia.

Vespe e calabroni

calabroneLe vespe e i calabroni sono insetti piuttosto aggressivi, quando il fico produce i suoi dolcissimi frutti finisce per attrarre molti di questi insetti. Il danno che portano non è tanto legato all’attacco dei frutti, quanto al rischio di punture per chi vive il giardino o lavora nel frutteto, cosa particolarmente pericolosa per le persone allergiche.

Per ridurre la presenza di vespe e calabroni con metodo biologico bisogna ricorrere alle trappole alimentari di tipo Tap Trap o Vaso Trap che hanno un effetto di cattura massale. Un’attenzione fondamentale è quella di installare le trappole già dalla primavera, quando gli insetti escono dallo svernamento e iniziano a riprodursi. A primavera infatti le regine iniziano le ovideposizioni e catturarle prima di questa fase potrebbe portare ad una riduzione significativa della loro presenza. Queste trappole hanno il coperchio giallo, colore che attrae gli insetti, questo aumenta l’efficacia dell’esca.

Le trappole vanno lasciate appese agli alberi fino alla maturazione dei fichi in modo che continuino a catturare vespe e calabroni per tutta la stagione estiva. Bisogna ricordarsi di rinnovare l’esca almeno ogni due settimane, svuotandone il contenuto e ripristinandolo, in modo che risulti sempre attrattivo. Trascurare questa manutenzione andrebbe a discapito dell’efficacia delle trappole perché vi si accumulerebbero troppi insetti morti, che putrefacendosi sprigionerebbero cattivo odore, ad effetto repellente sui calabroni vivi.

Le esche per catturare vespe e calabroni sono principalmente composte da sostanze zuccherine, le ricette dell’esca sono semplici e si auto producono con semplici ingredienti. Ad esempio possiamo miscelare 1/ 2 litro di acqua, 3 cucchiai di zucchero, un bicchiere di aceto di vino rosso.

Punteruolo nero

Il punteruolo nero è una specie di provenienza lontana, non presente nei nostri ambienti fino a pochi anni fa. Questo insetto ha iniziato la sua diffusione verso il 2005, dapprima in Liguria e poi anche in Toscana e sta tuttora proseguendo ad allargarsi in altre regioni. Non ha ancora antagonisti specifici e si diffonde abbastanza indisturbato, ma la speranza è che pian piano la ricerca individui almeno una specie con cui avviare la lotta biologica.

Il punteruolo nero è munito di un rostro, organo frontale a forma di becco, con cui scava gallerie alla base della pianta, nella zona del colletto. Dentro queste gallerie poi depone le uova da cui nascono altri esemplari, che proseguiranno a danneggiare il legno. Il punteruolo attacca anche i frutti portandoli a marcescenza. Nei casi più gravi la pianta avvizzisce perché l’insetto ne compromette i vasi interni, e purtroppo bisogna abbatterla.

Riconoscere la presenza di punteruolo nero. Non capita spesso che il fico soffra per la siccità, essendo una specie arido-resistente, quindi se si nota un fico appassito bisogna andare ad osservare la sua base perché la causa potrebbe essere proprio il punteruolo. Nei casi meno gravi si può ancora intervenire trattando con verde rame alla base della pianta, per disinfettare le ferite e salvarla. Possiamo inoltre provare a fare dei trattamenti col fungo entomopatogeno Beauveria bassiana, e questo è un metodo di difesa particolarmente ecologico.

Cocciniglie

cocciniglia

La cocciniglia del fico, chiamata anche ceroplaste, in realtà non colpisce solo il fico ma anche svariate specie di piante, essendo piuttosto polifaga. Il suo corpo è protetto da uno scudetto rigido bianco-rosato nelle femmine, grigio nei maschi. Oltre a questa specie altre cocciniglie (come la mezzo grano di pepe o la cotonosa) possono stabilirsi sulla pianta di fichi.

Il danno che le colonie di cocciniglie provocano alla pianta è la suzione di linfa, oltre alla produzione di melata appiccicosa che favorisce l’attacco di fumaggini o di altri funghi.

Ogni femmina di questo insetto può produrre ben 1500 uova, ma per fortuna compie una sola generazione all’anno. A luglio-agosto le cocciniglie sono allo stadio di neanidi, ovvero le forme giovanili ancora prive di scudetto rigido. Questo è il momento adatto per la lotta, che risulta più semplice e si può quindi realizzare efficacemente con mezzi e prodotti ecologici.

Il mezzo più innocuo per l’ambiente è l’irrorazione di macerati di felce, e se si hanno poche poche piante possiamo eseguire la pulitura dei rami e del tronco con una spazzola metallica o con cotone imbevuto di alcool. Se invece le piante sono molte si possono fare trattamenti con oli minerali. Gli oli minerali sono infatti ammessi in agricoltura biologica, ma sono comunque prodotti derivanti dal petrolio, fitotossici in certi casi e potenzialmente nocivi per gli acari predatori (quelli che predano il ragnetto rosso e giallo o altri parassiti), per questo è opportuno leggere attentamente le etichette e farne un uso attento. Inoltre, bisogna sapere che ci sono oli minerali per trattamenti invernali e oli minerali per trattamenti primaverili-estivi, quindi a seconda della stagione bisogna scegliere quello giusto.

Articolo di Sara Petrucci

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