In tempi di corona virus e quarantene forzate molti stanno riscoprendo l’orto e la coltivazione, alcuni per necessità, altri semplicemente per passare il tempo in modo produttivo.

Rural Academy si sta mettendo in gioco per supportare chi ha bisogno di consigli, e il suo team ha pensato a “Chiamata in campo!”, un sistema di video consulenze a distanza.

coltivare orto ora

Si tratta di un servizio professionale, gestito da persone competenti, ma impostato con una scelta molto particolare: tutto è basato sulla fiducia secondo l’economia del dono. Pietro Isolan di Rural Academy ci spiega come mai c’è tanto interesse per l’orto in questo periodo e come funziona “chiamata in campo”.

Lascio la parola a Pietro…

Coltivare ai tempi del corona virus

In questa emergenza sanitaria dovuta al covid 19 siamo chiamati a evitare spostamenti e viviamo un momento che non riusciamo ancora a definire, con enormi cambiamenti che incidono, in un modo o nell’altro, nelle nostre vite.

Cerchiamo di guardare quello che succede dal punto di vista di chi coltiva un orto, di chi auto produce o vorrebbe autoprodurre il proprio cibo.

Ho sempre sostenuto che la coltivazione dovesse entrare nelle scuole, fin dalla prima elementare. Questo perché ci nutriamo di ciò che viene coltivato, perché coltivare il nostro cibo è la base della cultura stessa, e perché coltivare è uno strumento potente per riconnetterci con il nostro pianeta.

In questi giorni assistiamo a un’ondata di interesse verso la coltivazione dell’orto.

Lo spiego con due motivi molto semplici…

Vediamo il primo: negli ultimi 70 anni le persone hanno progressivamente perso il contatto con la produzione del loro cibo, questo nella storia dell’umanità non era mai successo. Sappiamo tutti quanto il sistema dell’agricoltura industriale, con le sue luci e le sue ombre, sia fragile. Basta un black out, una guerra o un’epidemia come quella che stiamo vivendo in questi giorni per mandare in crisi a qualche livello il sistema di produzione e distribuzione, che deve coprire necessariamente grandi distanze.

rural academy

Il secondo motivo riguarda la struttura stessa della nostra mente, che ha una parte molto profonda che capisce solo una parola: sopravvivenza. È la parte più antica del nostro cervello e non dorme mai, si chiama cervello rettiliano, ed è molto semplice: capisce solo “acqua”, “cibo”, “riparo”, “difesa” (“soldi” per esempio lo capisce, ma non così bene). Se noi ci teniamo in forma, se abbiamo la possibilità di avere cibo e acqua vicino alla porta di casa, se ci sentiamo sicuri, il cervello rettile è soddisfatto, sta tranquillo e ci permette di affrontare con serenità le nostre attività.

Quanto vi ho appena raccontato spiega l’ondata di interesse che in queste settimane attraversa, in tutto il mondo, la coltivazione di un orto. In una situazione di incertezza, di pericolo, di scarsità di informazioni rispetto al futuro, il cervello rettile si mette a gridare e dice con forza “cibo!”, causando, come effetto collaterale, l’esaurimento delle scorte di semi, zappe e piantine.

E quindi? Solo effetto della paura, quindi un moto spinto dal panico? Io credo di no.

La paura è sicuramente una molla potente, che ci spinge al cambiamento, che, se gestita bene, ci porta da un livello ad un altro. Sono fermamente convinto che, alla fine di questa emergenza, tantissime persone continueranno a coltivare il proprio cibo con effetti benefici e meravigliosi a livello culturale, fisico ed economico.

Chiamata in campo: la video consulenza

Con il team di RuralAcademy ci siamo chiesti cosa avremmo potuto fare per le persone in questo momento di solitudine e di disorientamento, e la prima cosa che ci è venuta in mente è stata andare in diretta tutti i giorni per supportare chi cominciava a fare un orto.

Non ci aspettavamo la risposta che è arrivata, con decine di messaggi e chiamate per approfondire la cosa, tanto che ad un certo punto non riuscivamo più a starci dietro. Una delle cose più belle e più richieste erano le videochiamate in cui davamo indicazioni su come potare un melograno, o impostare un orto, e altro ancora.

Ovvero, noi da casa, con gli strumenti corretti, davamo assistenza tecnico pratica in videochiamata, vedendo direttamente nell’orto dell’amico la recinzione da montare, l’aiuola da impostare, i rami da tagliare e tutto il resto. Le prime prove sono state entusiasmanti, la cosa funzionava davvero!

Ovviamente il supporto a distanza non ha la completezza di un sopralluogo sul posto, ma comunque consente di dare le dritte corrette per avviare le persone e dargli preziose indicazioni, senza muoversi da casa.

Visto il volume di richieste ci siamo trovati, senza averlo previsto, a dover organizzare la cosa come una parte della nostra attività.

Abbiamo quindi impostato la “Chiamata in campo!”, un servizio di video consulenza a distanza con il team di RuralAcademy.

chiamata in campo

L’economia del dono

In un momento come questo non ci sentivamo di chiedere nessuna cifra a persone che stanno perdendo il lavoro o che hanno l’attività chiusa. Allora ci è venuto in mente qualcosa di particolare. Impostare l’offerta relativa al nostro servizio con i principi dell’economia del dono.

Come prima cosa abbiamo stabilito il valore di un intervento in video chiamata di 45 minuti.

Le persone che in questo momento non hanno la possibilità di pagare la cifra stabilita perché hanno perso il lavoro o sono in difficoltà, potranno dare meno, quello che ritengono corretto per loro, vista la situazione che stanno vivendo. Le persone che invece potranno dare di più, daranno di più, sostenendo indirettamente chi non avrebbe la possibilità di pagare la cifra intera.

E tutto il sistema è basato unicamente sulla fiducia.

Il team di RuralAcademy ha, a livello personale e ancor prima che nascesse il progetto, le radici nella cultura del dare e nell’economia del dono, filoni diversi di una nuova economia che già da qualche decennio si pone come alternativa al liberismo che tanti danni ha fatto al nostro pianeta.

I movimenti di riferimento sono l’economia civile, l’economia di comunione, la decrescita felice, il movimento della transizione. Tutti filoni economici e sociali che mettono il bene comune accanto al profitto, declinando questo in modi diversi, sempre improntati alla giustizia sociale e all’ambiente.

Ecco perché in questo momento abbiamo pensato un progetto come quello descritto, che in altri momenti sarebbe forse considerato folle.

In questo momento è fondamentale creare comunità, confrontarsi, crescere insieme, creare spazi anche virtuali che ci permettano di condividere le conoscenze sulla coltivazione del nostro cibo e su molto altro, e sentirci così meno isolati e individualisti.

Siamo convinti che, se la sapremo attuare, questa sarà una delle leve per la rinascita, a livello globale.

Articolo di Pietro Isolan (RuralAcademy)

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