Il macerato di salice è uno stimolante radicale, utile nei rinvasi e nei trapianti per far attecchire più facilmente le piantine e per far radicare innesti e talee.

Il salice è una pianta molto facile da propagare tramite talea: basta prendere un ramo e piantarlo in terra, da lì riesce a generare un nuovo albero. Questo è possibile grazie alla concentrazione di acido salicilico, un ormone vegetale che permette di radicare facilmente.

salice bianco

Possiamo sfruttare questa caratteristica grazie a una ricetta fai da te, per ottenere un preparato da usare nelle nostre coltivazioni. Vediamo come fare.

Come preparare il macerato

La prima cosa da fare è trovare un salix alba, ovvero, un salice bianco, da cui prelevare dei rami. Si tratta di una pianta molto comune, particolarmente diffusa lungo i corsi d’acqua.

Scegliamo rami giovani, preferibilmente cresciuti nell’anno. L’ideale è prelevarli in primavera.

Ogni ramo deve essere pulito dalle foglie e dai rametti molto piccoli, poi lo si taglia in pezzetti da 2-3 cm di lunghezza.

Ci servono 300 grammi di rametti di salice per ogni litro d’acqua. 

Lasciamo i pezzi di ramo a macerare per circa una settimana.

Filtrare il macerato

Trascorso il tempo di macerazione, filtriamo il liquido con un colino, otterremo il macerato di salice pronto all’uso.

Se vogliamo conservarlo possiamo imbottigliarlo e tenerlo in frigorifero, dove si conserva per 2-3 mesi.

Possiamo vedere la preparazione del macerato in questo video.

Come usare il macerato di salice

Il macerato si presenta come un liquido leggermente torbido, il suo impiego è semplicissimo. Serve per stimolare la pianta a radicare meglio.

Per trapianti e rinvasi si utilizza come prima irrigazione, bagnando bene la zona delle radici.

Per le talee riempiamo un bicchiere di macerato e immergiamo le talee per almeno 4-5 ore. In questo modo i rametti avranno tempo di idratarsi e assrobire l’acido salicilico, che stimolerà l’emissione di radici.

L’aspirina radicante

La corteccia di salice veniva usata anticamente (da egizi e sumeri) nella cura di febbre, mal di testa e infammazioni, era un vero e proprio antinfiammatorio naturale. Ancora oggi nei pollai si usa mettere qualche rametto di salice nell’abbeveratorio degli animali in inverno, per tenerli lontani dai malanni stagionali.

Dall’acido salicilico presente nella corteccia del salice è stato poi sintetizzato l’acido acetilsalicilico, chiamato comunemente aspirin, usata comunemente proprio per curare alcuni sintomi influenzali.

C’è chi usa l’aspririna come radicante per talee, ha una certa efficacia. Ovviamente è preferibile scegliere il macerato di salice, un prodotto naturale, semplice da realizzare e a costo zero.

Altri radicanti naturali molto validi sono il miele e il gel presente nell’aloe vera.

Articolo di Matteo Cereda

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