La capitozzatura è una tecnica di potatura che prevede un taglio drastico sul tronco della pianta o sulle branche principali. In genere si pota a capitozzo con l’idea di abbassare la pianta, per cui si interviene tagliando a una determinata altezza in modo indiscriminato.

Nella grande maggioranza dei casi questo approccio è profondamente sbagliato, per una serie di ragioni che vedremo. Purtroppo a dispetto del parere unanime degli esperti di arboricoltura, la capitozzatura viene praticata da molti giardinieri e in particolare nella gestione del verde pubblico, su viali alberati.

capitozzatura

I casi in cui capitozzare ha un senso sono rarissimi, mentre per abbassare l’albero ci sono altre tecniche decisamente più rispettose della pianta e anche più efficaci nel risultato. Pietro Isolan ci mostra come evitare di capitozzare l’olivo, in meno di un minuto di video.

Perché capitozzare è sbagliato

La potatura a capitozzo è prima di tutto un intervento rischioso per la pianta: si tratta di tagli su rami di diametro notevole, che portano ferite significative. Sono tagli che faticheranno a cicatrizzare e possono fare da ingresso a patologie, portando carie del legno. Allo stesso tempo la rimozione di chioma può privare la pianta di foglie, togliendo fotosintesi e quindi energia.

attrezzi della stihl

Particolarmente nocivi sono interventi effettuati fuori dal periodo corretto di potatura, in moneti in cui la pianta è in vegetazione e la linfa in circolo, oppure durante inverni freddi che sottopongono le ferite a umido e gelate.

Il taglio a capitozzo rovina in modo permanente la forma della pianta, privandola delle sue ramificazioni naturali e condizionandola negli anni successivi. Possiamo quindi considerarlo anche un danno estetico. Se ci troviamo a fare una potatura di riforma su piante abbandonate dobbiamo evitare di capitozzare e privilegiare interventi più rispettosi.

Capitozzando inoltre provochiamo una reazione netta dell’albero, che vedendosi privato di una parte importante reagisce emettendo legno al fine di recuperare la chioma perduta. Quindi dopo un taglio a capitozzo le gemme latenti presenti sul ramo si attivano e la pianta compie uno sforzo per riformare rami, in particolare succhioni a portamento verticale.

Danni della capitozzatura

Purtroppo nella gestione del verde urbano la capitozzatura viene praticata spesso, capita a fine inverno di trovare viali alberati con piante ridotte a monconi senza più diramazioni.

Può essere utile un elenco degli effetti negativi che provoca una capitozzatura, otto validi motivi per non capitozzare:

  • Stress indotto alla pianta dal taglio drastico.
  • Rischio di malattie e carie del legno per il taglio.
  • Indebolimento della pianta per asportazione della chioma e mancata fotosintesi.
  • Danno estetico permanente.
  • Elevata produzione di legno l’anno successivo, in particolare di succhioni.
  • Possibili rotture di rami in futuro per vento, perché i ricacci dopo la capitozzatura saranno più deboli.
  • Possibili scottature da sole su parti lasciate esposte dal vuoto creato con il taglio.
  • Maggiori necessità di potatura nel lungo periodo, avendo stimolato la pianta a fare legno.

Alternative alla capitozzatura

taglio di ritorno

Taglio di ritorno illustrato da Giada Ungredda

Se ci troviamo a dover abbassare o riformare una pianta il modo corretto per farlo in genere è praticare tagli di ritorno.

Si tratta di tornare indietro tagliando in corrispondenza di una diramazione secondaria. In questo modo la pianta può direzionare le sue energie sulla branca minore, piuttosto che emettere nuovi rami come avviene invece capitozzando.

Quindi non si taglia raccorciando il ramo in modo indiscriminato ma si individua una nuova punta alla pianta.

Quando capitozzare

Nella potatura è difficile trovare regole assolute, ci sono rari casi in cui si esegue la capitozzatura con un valido motivo. Tagli drastici possono essere resi necessari su piante con parti compromesse, per rotture, malattie o danni importanti da gelata. Al fine di salvare la pianta si può trovarsi a doverne asportare una parte.

Non sempre questo taglio drastico è corretto definirlo una vera e propria capitozzatura: in piante come l’olivo ad esempio si arriva a valutare la stroncatura, che significa tagliare alla base una pianta.

Ci sono piante come salice e gelso che vengono gestite con una particolare potatura, il pollarding o “testa di salice”, erroneamente scambiato per capitozzatura.

Potatura a testa di salice

alberi a testa di salice

La potatura a testa di salice è una tecnica che può essere confusa con la capitozzatura, in quanto il risultato del lavoro è una pianta con un fusto privo di diramazioni.

In realtà si tratta di un procedimento differente, che tiene conto della capacità della pianta di recuperare dai tagli. Si esegue con lo scopo di mantenerle sempre alla stessa altezza.

Questa tecnica è antica: i contadini la usavano sulle piante a margine dei loro campi, in modo che non si alzassero e che producessero frasche non troppo legnose.

Questo tipo di taglio era utilizzato in particolare per:

  • Salice, i cui rami giovani e flessibili venivano impiegati per fare cesteria.
    Gelso, le cui frasche venivano tagliate per ottenere foglie, che alimentavano i bachi da seta.

La testa di salice è anche una potatura che possiamo impiegare a scopo ornamentale, visto che mantiene la pianta in una forma definita e regolare.

Differenza tra capitozzatura e testa di salice

La potatura a testa di salice, detta anche pollarding, non è una capitozzatura (anche se parlare di capitozzatura del gelso o del salice è ormai uso comune).

Infatti nel pollarding si pota sempre nello stesso punto, con una manutenzione annuale o biennale, creando una testa con rigonfiamenti dove la pianta accumula risorse, nella capitozzatura invece si “taglia la testa” dell’albero, aprendo una ferita importante.

Impara a potare correttamente

La capitozzatura è una tecnica sbagliata: le piante vanno rispettate.

Per imparare a potare puoi guardare il corso POTATURA FACILE, con Pietro Isolan. Tutti i segreti di una corretta potatura delle piante da frutto, per avere alberi sani, ordinati e produttivi.

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Articolo di Matteo Cereda

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