L’innesto è una tecnica utilizzata solitamente per le piante da frutto. Sempre più spesso però viene applicato lo stesso procedimento anche alle piantine da orto, per cui possiamo trovare vari ortaggi innestati, come ad esempio pomodori, melanzane e altre piante ancora.

In vivaio troviamo piantine da orto innestate, con la promessa che producano molto di più rispetto alle piante tradizionali e che siano più resistenti.

melanzana innestata

Cerchiamo di approfondire meglio l’argomento, per valutare se conviene davvero ricorrere a piantine innestate. Vedremo anche la possibilità di fare innesti fai da te sui propri ortaggi.

Cos’è l’innesto

L’innesto è quella tecnica che consiste nell’unire due individui vegetali diversi, detti anche “bionti” prendendo la parte aerea dell’uno, quella dal colletto in su, e la parte radicale dell’altro. Il primo è il “nesto”, il secondo è il “portinnesto”.

L’obiettivo è quello di ottenere una pianta che abbia aspetti positivi di entrambi gli individui di partenza: resistenza all’asfissia radicale e ai marciumi possono essere, ad esempio, due buone qualità offerte dal portinnesto, unitamente alla vigoria, mentre la produttività e la qualità dei frutti in genere sono ciò che si ricerca nel nesto. Possiamo approfondire il discorso generale nella guida agli innesti.

Anche per gli ortaggi gli studi si sono indirizzati verso questi scopi, le tecniche si sono affinate per ottenere piantine resistenti alle patologie a carico dell’apparato radicale e capaci di produrre in abbondanza.

Per realizzare delle piantine innestate sane e produttive, i due bionti vanno uniti molto precocemente, ovvero quando sono ancora in stadio giovanile, perché in questo modo cicatrizzano molto velocemente diventando in brevissimo tempo una piantina unica.

Per quali ortaggi si pratica

L’innesto in orticoltura si pratica prevalentemente per gli ortaggi da frutto: pomodoro, melanzana, peperone e peperoncino piccante, anguria, cetriolo, melone, zucca e zucchine.

Quindi si tratta soprattutto di solanacee e di cucurbitacee.

Vantaggi

I vantaggi ricercati con la pratica dell’innesto sono legati, come anticipato, ad una maggiore produttività unita al contempo ad una migliore resistenza delle radici alle varie problematiche che possono insorgere nel suolo.

Possiamo così riassumerli:

  • Maggiore resistenza a marciumi, asfissie, nematodi, insetti terricoli vari. Generalmente, il portinnesto è capace di resistere meglio a queste avversità.
  • Maggiore produzione, anche in virtù di una migliore assimilazione di nutrienti e acqua presenti nel terreno.
  • Anticipo nella produzione: gli ortaggi innestati entrano in produzione generalmente prima degli altri.
  • Maggiore resa in spazi ristretti: per orti su balconi, terrazze, o comunque in condizioni molto ridotte, nelle quali si avverte la necessità di ottimizzare al meglio lo spazio di coltivazione, effettivamente questo tipo di ortaggi può generare produzioni più abbondanti a parità di superficie disponibile.

Svantaggi

Gli svantaggi nell’acquistare piantine di ortaggi innestati sono essenzialmente i seguenti:

  • Prezzo: le piantine innestate hanno un costo decisamente più alto rispetto a quello delle equivalenti piantine “normali”;
  • Difficoltà a propagarle autonomamente: una volta raccolti i frutti di queste piantine così produttive, non è possibile ottenere le stesse performaces tenendo i semi e seminandoli l’anno successivo. Oltre ad essere innestate, solitamente si tratta anche di ibridi F1, ovvero frutti di incroci, per i quali si perdono molti caratteri nelle successive generazioni.

Innesto di ortaggi fai da te

Sebbene si tratti di una pratica che richiede una certa precisione e competenza, non è impossibile praticare autonomamente l’innesto degli ortaggi, o quantomeno provarci e trarre le proprie valutazioni.

Si tratta di mettere in pratica i seguenti passaggi:

  • Individuare, per propria esperienza e conoscenza, la varietà dotata di buon apparato radicale e resistenza alle avversità terricole, che fungerà da portinnesto, e la varietà di cui ci interessano i frutti.
  • Seminare contemporaneamente entrambe le varietà in semenzaio, tenendole ben separate e distinguibili. Come gestione iniziale del semenzaio valgono le stesse indicazioni suggerite per la produzione delle normali piantine da orto.
  • Taglio del portinnesto. Raggiunto lo stadio di 3 o 4 foglie vere (senza contare i due cotiledoni, ovvero le primissime foglioline iniziali), si tagliano le piantine che abbiamo stabilito come portinnesti sopra il colletto, e sullo stelo si fa un taglietto in cui si dovrà incastrare il nesto. In pratica si cerca di replicare quello che si realizza sulle piante da frutto, ovvero la creazione dei classici “spacchi” che consentono di unire e saldare i due bionti, anche se in questo caso, trattandosi di piccole piantine di consistenza erbacea, serve molta più delicatezza e attenzione. Il taglio non deve essere raso terra, perché altrimenti potrebbe sussistere il rischio che il nesto, attaccato appena sopra, riesca a mettere radici proprie e a vanificare le nostre intenzioni. Conviene provare la tecnica con un numero maggiore di piantine, rispetto a quelle effettivamente programmate, in modo da tamponare qualche insuccesso.
  • Taglio dei nesti. Si tagliano alla stessa altezza anche le piantine di cui ci interessano i frutti (nesti).
  • Innesto vero e proprio. Si uniscono i due individui, cercando di saldarli insieme, con l’aiuto di mollettine molto piccole o clips.
  • Cure post innesto. Si attende, tenendo le piantine al caldo e il terriccio leggermente inumidito. Quando si nota la nascita di nuove foglie, avremo la conferma della riuscita dell’innesto.
  • Trapiantare le nuove piantine così ottenute e seguirle durante tutto il loro ciclo colturale, in modo da poter raccogliere poi delle informazioni e valutare se si tratta di una buona combinazione portinnesto-nesto o se valga la pena provarne altre.

Nello stesso orto per esempio, può essere interessante coltivare in parallelo anche la varietà da cui abbiamo preso la parte aerea (nesto), ma con radici proprie, al fine di fare un confronto produttivo.

Articolo di Sara Petrucci. Foto di Anna Stucchi.

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