Limitare la presenza delle erbe spontanee è uno dei lavori più impegnativi per chi coltiva ortaggi, possiamo decidere di farci aiutare dal fuoco, con la tecnica del pirodiserbo o diserbo termico.

In agricoltura purtroppo sono in uso una serie di diserbanti chimici, prodotti particolarmente nocivi sia per l’uomo che per l’ambiente, un esempio tristemente famoso è quello del glifosate, ovviamente nell’agricoltura biologica non sono consentiti. Per questo chi vuole coltivare un orto sano deve trovare metodi alternativi per il controllo delle erbe infestanti.

attrezzi per pirodiserbo

Il diserbo manuale, strappando le erbacce attorno alle piantine, e quello meccanico con la zappa, adatto agli spazi tra le file, sono sicuramente i metodi principali per tenere puliti gli appezzamenti coltivati, insieme alla pacciamatura. Tuttavia per risparmiare un po’ di lavoro nell’orto e di fatica alla schiena in alcuni casi si possono anche usare altre tecniche, tra cui appunto il pirodiserbo.

La tecnica del diserbo termico consiste nell’eliminare le erbacce usando il fuoco, che viene prodotto tramite attrezzi a gas, tipo quelli che si usano per stagnare. L’uso della fiamma naturalmente è potenzialmente pericoloso, ed è per questo importante usare attrezzi appositi e tenere sempre presenti le dovute precauzioni.

Inoltre non sempre si può diserbare col fuoco: bisogna esser sicuri di farlo senza danneggiare le piantine coltivate o i semi degli ortaggi. Andiamo ad approfondire questo metodo, mettendo in luce quando vale la pena diserbare a fiamma, quali controindicazioni possono esserci e quali dispositivi impiegare.

Come funziona il pirodiserbo

Il pirodiserbo agisce grazie al calore che genera una fiamma libera, l’altissima temperatura sprigionata dura un brevissimo istante, sufficiente a “cuocere” letteralmente le erbe spontanee e provocare così il disseccamento della pianta.

Non dobbiamo pensare di “dar fuoco” alle erbacce: infatti il colpo di calore agisce sul contenuto d’acqua nei tessuti vegetali, facendo avvizzire le piantine. Non è possibile generare una fiamma continua sufficiente a bruciare piante verdi, sarebbe troppo costoso e soprattutto danneggerebbe eventuali colture circostanti e comprometterebbe la fertilità del suolo.

La fiamma per uso agricolo non è in grado di danneggiare la gramigna e le grandi infestanti rizomatose, mentre agisce benissimo sulle piantine infestanti appena formate, in fase di cotiledone o comunque in stadio giovanile. Per questo non stiamo parlando di un metodo universale contro le erbacce ma di una tecnica che può avere senso in determinati contesti.

Quando il pirodiserbo conviene

Il pirodiserbo è una tecnica che non si può usare sempre: ovviamente la fiamma può danneggiare anche le coltivazioni e non solo le piante spontanee. Inoltre è efficace solo se le erbacce sono in stadio giovanile, non ha senso avventurarsi tra erbe sviluppate con il bruciatore.

Questo metodo risulta molto utile per liberarsi delle erbe in fase di preparazione del letto di semina, può essere una tecnica adatta per potenziare la pratica della falsa semina. In questo modo si inizia a coltivare dopo essersi liberati della gran parte delle sementi infestanti presenti nel terreno, l’emergenza di piante indesiderate sarà limitatissima, con un grande risparmio di tempo.

Per quali colture si usa

Vi segnalo alcuni casi in cui può essere interessante aiutarsi col fuoco per controllare le infestanti:

  • Carote. Il pirodiserbo è particolarmente efficace con le carote e in generale con tutte le piante che hanno semi lenti a germogliare e che sono poi poco competitive. In questo caso conviene coprire l’aiuola con un telo in polietilene e aspettare pochi giorni, lasciando che le malerbe spuntino, sarà semplice distruggere con la fiamma tutte le erbacce superficiali appena nate. Quando nasceranno semi più profondi le carote saranno già emerse e non verranno soffocate dalle spontanee.
  • Insalate da taglio. Tutte le insalate da taglio che hanno una crescita rapida (songino, spinacini, rucola…) possono beneficiare di un pirodiserbo prima della semina, che consente alle piantine di svilupparsi in vantaggio rispetto alle spontanee.
  • Liliacee. Per togliere le erbe infestanti la fiamma può essere utile a tutte quelle colture che resistono bene al calore, in particolare le piante lilliacee che sono ricche di silicio (aglio, cipolla, porro, asparagi), sono tolleranti a brevi esposizioni ad alte temperature.
  • Zafferano. Può essere interessante sperimentare l’uso della fiamma e del calore anche nella coltivazione di zafferano, che è particolarmente impegnativa dal lato del controllo delle malerbe e ha i bulbi in dormienza nei mesi estivi.
  • Diserbo tra le file. Il bruciatore a gas propano può servire per passare tra le file, senza avvicinarsi troppo alle piante orticole coltivate, anche se in genere la pacciamatura è più conveniente.
  • Frutteto. Oltre all’orto il pirodiserbo può rivelarsi utile per il frutteto biologico, nell’oliveto e nella vigna, anche se in questo contesto permanente consiglio in genere l’inerbimento controllato.

Pirodiserbo nella manutenzione del verde pubblico

pirodiserbo area pubblica

Nel giardinaggio e nella manutenzione di aree pubbliche e spiazzi si usa spesso il pirodiserbo per eliminare l’erba su superfici piastrellate o marciapiedi, in questi casi ovviamente si può impiegare una fiamma maggiore, visto che lo scopo non è salvaguardare la fertilità del suolo e le piante coltivate ma semplicemente eliminare la vita vegetale presente. Può essere quindi un’ottima alternativa all’uso di erbicidi.

Controindicazioni e alternative

Usare il fuoco per diserbare è un metodo naturale, sembra essere un’ottima idea. Ma ne siamo proprio sicuri?

Il suolo in cui coltiviamo è vivo ed è popolato da un’insieme di microrganismi che sono molto utili per le nostre piante, lavorando in sinergia con l’apparato radicale e permettendo processi fondamentali come la decomposizione della materia organica che si umifica.

Quando arriviamo con la nostra fiamma insieme ai cotiledoni delle piante infestanti provochiamo inevitabilmente danno anche a questi organismi preziosi e quindi riduciamo la fertilità biologica del suolo, come succede anche con la solarizzazione.

Non voglio demonizzare il pirodiserbo, che in certi contesti consente un grande risparmio di tempo, ma è bene essere consapevoli delle conseguenze.

In alternativa abbiamo visto varie tecniche:

Il mio consiglio è di valutare di diserbare con il propano solo in alcuni casi in cui risulta molto conveniente, ma di percorrere prima altre strade.

Attrezzature per il diserbo termico

I bruciatori che producono la fiamma sono solitamente alimentati a gas propano (GPL), quindi si tratta di una bombola contenente il gas, collegata a una lancia che produce la fiamma localizzata.

Per l’agricoltura professionale esistono macchine agricole in grado di bruciare contemporaneamente diversi filari e quindi lavorare su grandi estensioni, trainate da trattori.

Per la coltivazione hobbistica e la piccola agricoltura ci sono dispositivi più semplici, dove la bombola può essere spalleggiata o su carrello, mentre la lancia si aziona a mano e produce una singola fiamma.

Esistono anche bruciatori elettrici, che si collegano alla corrente e hanno la scomodità del filo, ma sono liberi dal peso della bombola. Naturalmente questi ultimi sono indicati solo per piccole superfici.

Anche se il sistema è molto semplice, visto che si tratta di una bombola, un tubo e un bruciatore, non dobbiamo dimenticarci che stiamo impiegando un gas potenzialmente molto pericoloso, quindi è importante impiegare attrezzi professionali che siano sicuri e non pensare di poter costruire fai da te un sistema di pirodiserbo. Qui di seguito vi segnalo un sito dove trovate una gamma di proposte affidabili per testare il diserbo termico, con un interessante rapporto qualità prezzo.

Articolo di Matteo Cereda

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