Il melo è tra gli alberi da frutto più diffusi e scelti nella progettazione di piccoli e grandi frutteti, se ne coltivano molte varietà, dalle più comuni a quelle più insolite e originarie dei diversi territori. Le mele sono frutti apprezzati praticamente da tutti, sono salutari e si conservano più a lungo rispetto ad altri, per cui vale veramente la pena gestire accuratamente le piante in modo che offrano buone produzioni sia in quantità che in qualità.

La coltivazione del melo con le tecniche proprie dell’agricoltura biologica è quella più consigliata per i frutteti amatoriali, ma anche per quelli professionali, dove si vuole coniugare produzione a rispetto per l’ambiente e salubrità dei raccolti.

un ramo del melo

Tra gli aspetti colturali a cui dare un peso di rilievo vi è naturalmente la potatura, che a seconda di come viene condotta può incidere positivamente o negativamente sulla produzione della pianta. Il melo è una specie alternante, ovvero che tende a dare frutti abbondanti ad anni alterni (carica), mentre negli altri anni si assiste ad una bassa produzione (scarica). Una potatura ben condotta è in grado di mitigare questa tendenza naturale della pianta, portandola a fruttificazioni più equilibrate e costanti.

La potatura di allevamento del melo

La potatura di allevamento o di formazione è quella volta a dare alla pianta la sua forma, si effettua nei primi anni di vita della pianta, al momento del trapianto. La fase di allevamento dura per i primi 3 o 4 anni dalla messa a dimora dei meli, ed è un periodo abbastanza delicato, nel quale la pianta viene indirizzata a crescere in un certo modo. Le forme di allevamento maggiormente indicate per il melo sono il vaso basso, adesso in disuso nelle coltivazioni professionali ma ancora adatto a quelle amatoriali, e il fusetto, la tipica forma scelta nella melicoltura da reddito. Nella scelta della forma da dare al melo incide anche il tipo di portinnesto utilizzato e gli spazi disponibili.

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Vediamo più nel dettaglio le caratteristiche delle diverse forme di allevamento usate per il melo.

Vaso basso

Si tratta di una forma in volume in cui la pianta appare priva di asse centrale (il fusto rimane molto basso, a circa 50 cm da terra) e provvista di 3-4 branche primarie le quali sono dotate a loro volta di varie sottobranche. Il melo allevato con questo sistema in genere è innestato su portinnesti di media vigoria come l’M111 e l’M7 e l’impianto prevede sesti ampi, di circa 4×5 metri. Come forma in volume il melo a vaso è anche gradevole a vedersi e per questo indicato in giardino o per un piccolo frutteto misto adiacente all’abitazione.

Fusetto

Il fusetto è la classica forma di allevamento scelta per impianti molto fitti, in cui le piante sono innestate su un portinnesto nanizzante come l’M9. Nei frutteti misti, soprattutto se condotti con metodo biologico, non si consigliano sesti di impianto troppo densi, e anche scegliendo questa forma di allevamento conviene tenere almeno 4,5 x 2 metri di sesto. Ricordiamo inoltre che con portinnesti nanizzanti le piante in genere necessitano di irrigazioni anche successivamente alla fase di allevamento, poiché l’apparato radicale rimane piuttosto contenuto.

Per ottenere il melo a fusetto, dopo la messa a dimora della piantina, se l’astone è provvisto di rami, si eliminano quelli troppo bassi e si scelgono quelli che formeranno il primo palco di branche, che verranno successivamente inclinate verso il basso. L’anno successivo si asportano i succhioni verticali e si spunta la cima dell’astone, in modo che la nuova cima diventi un ramo appena laterale ma meno vigoroso. L’anno seguente si tolgono altri succhioni e rami vigorosi e si spunta nuovamente la cima, deviandola stavolta verso un ramo concorrente ma in direzione opposta rispetto a quello scelto l’anno prima. Inizieranno a questo punto anche i primi tagli di ritorno sulle branche principali, che dall’anno successivo potranno interessare anche le branche superiori.

Taille longue

Si tratta di una forma di allevamento più libera, che asseconda la naturale crescita della pianta. In questo caso l’asse centrale, così come le branche ivi inserite, vengono lasciati crescere. Sarà il peso dei frutti, portati in cima alle stesse branchette, che piegandole eliminerà la dominanza apicale e favorirà anche lo sviluppo di gemme che si trovano nel centro delle branchette. Una pianta di melo allevata a taille longue assume un aspetto più selvatico e libero e necessita di minori tagli, per esempio per eliminare branchette basse e troppo interne alla chioma, o quelle troppo deboli.

La potatura di produzione del melo

La potatura di produzione non è uguale per tutti i meli, poiché le varietà differiscono tra loro per la prevalenza dei rami produttivi. In base a questo criterio è possibile suddividere i gruppi varietali nelle seguenti macro categorie:

  • Varietà che prediligono fruttificare sulle lamburde portate da branche di 3 anni e più, con pianta a portamento basitono, cioè che tende a riempirsi di vegetazione in basso. Questa è la situazione frequente delle varietà antiche, molto coltivate nella frutticoltura biologica. Queste piante infatti presentano un numero elevato di lamburde per ogni branca e di natura sono varietà molto soggette all’alternanza. Si avvantaggiano della potatura lunga, ovvero quella che lascia rami lunghi, ma a volte bisogna rinnovare il legno diradando le branche e speronandone altre. Bisogna evitare tagli di raccorciamento drastici perché questi favoriscono l’emissione di succhioni e ritardano l’entrata in produzione delle piante giovani. E’ molto importante, in varietà di questo tipo, il diradamento dei frutti al momento giusto, proprio per limitare l’alternanza produttiva.
  • Varietà che fruttificano soprattutto su lamburde portate da branche e branchette, con scarsa formazione di brindilli e piante molto vigorose. E’ il caso ad esempio, della Renetta, che si avvantaggia della potatura lunga ma anche dei tagli di ritorno e diradamento dei frutti al momento opportuno. Anche in questo caso bisogna evitare i tagli eccessivi per non incorrere in una risposta vegetativa troppo vigorosa.
  • Varietà che producono su lamburde, brindilli e rami misti. Le varietà di questa categoria, tra cui la nota Golden Delicious, entrano in produzione presto ed hanno un’alternanza limitata. Si adattano a varie forme di allevamento e strategie di potatura, che devono essere volte soprattutto al mantenimento della forma e al rinnovo delle strutture produttive.
  • Varietà che fruttificano su brindilli e sui rami misti con scarsa capacità di rivestirsi, per cui conviene fare una potatura lunga e diradare frutti e lamburde. Lamburde invecchiate infatti hanno poche foglie e i frutti che ne derivano sono poco nutriti di zuccheri.

Per potare correttamente il proprio albero di mele bisogna quindi conoscerlo, imparare a osservare come forma i rami e dove fruttifica.

Quando potare il melo

La potatura può avvenire durante tutta la fase di riposo vegetativo, che avviene nel periodo invernale, poiché per fortuna il melo subisce solo raramente danni da freddo anche dopo la potatura. In inverno con le piante spoglie si possono osservare meglio i rami e fare una valutazione del loro carico di gemme.

La potatura verde, in estate, è utile su piante vigorose alle quali dona una buona illuminazione della chioma, riducendo il fenomeno dell’auto-ombreggiamento. Altro intervento da eseguire nella bella stagione è il diradamento dei frutticini, volto come già spiegato a ridurre il fenomeno dell’alternanza. La pratica si esegue quando questi hanno la dimensione di una noce e se ne lasciano 1 o 2 per gruppo.

Accortezze e criteri da rispettare

Potando il melo ci sono alcune attenzioni da tenere sempre presente, a prescindere dalla varietà.

  • Evitare i raccorciamenti. Nel melo i raccorciamenti di rami non sono molto consigliati in quanto portano ad un riscoppio vegetativo. Meglio optare per i diradamenti e i tagli di ritorno.
  • Taglio sempre inclinato. Il taglio deve essere sempre inclinato nella direzione delle gemme, e trovarsi sopra una di queste, lasciando una certa porzione di legno. L’inclinazione ha lo scopo di permettere lo sgrondo dell’acqua piovana, che su un taglio orizzontale ristagnerebbe con effetti negativi.
  • Scegliere l’attrezzo giusto. Gli attrezzi da taglio devono essere ben mantenuti e scelti in base alla circonferenza dei rami da tagliare: se le cesoie vanno bene per il taglio di piccole branchette, per tagli di rami più grandi conviene optare invece per un seghetto.
  • Disinfettare gli attrezzi. In certi casi bisogna disinfettare le lame di cesoie e seghetti: per esempio dopo la potatura di una pianta malata, specialmente se da virosi.
  • Eliminare parti danneggiate della pianta. La potatura serve anche per eliminare quei rami seccati naturalmente o quelli affetti da sintomi di patologie, e nel secondo caso bisogna portare via dal frutteto la ramaglia per eliminare fonti di inoculo per l’anno dopo.

Una cosa importante per la nostra sicurezza può essere privilegiare gli attrezzi ad asta, come lo svettatoio, che ci permettono di evitare di dover raggiungere rami alti con la scala.

Articolo di Sara Petrucci

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