ramo di actinidiaL’actinidia è una pianta che è stata introdotta da qualche decennio nei nostri ambienti, dove si è adattata senza problemi ed è risultata gestibile anche col metodo agricolo biologico sia per produzioni professionali che amatoriali.

Tuttavia alcune patologie possono colpire e minacciare il raccolto di questo rampicante, per questo bisogna prevenirle e all’occorrenza debellarle, sempre rispettando l’ambiente e usando metodi di difesa di origine naturale.

Vediamo nel dettaglio quali sono le avversità più probabili sulla pianta del kiwi e da che cosa sono determinate.

Malattie batteriche dell’actinidia

La pianta di kiwi può essere colpita da batteriosi, quali il cancro batterico e il tumore radicale. Impariamo quindi a riconoscere queste malattie e possibilmente a prevenirle.

Cancro batterico del kiwi

Il cancro batterico del kiwi da alcuni anni è una patologia di rilievo per questa coltura. In Italia si è manifestata inizialmente sulle varietà di kiwi a polpa gialla, particolarmente sensibili, per poi colpire anche il kiwi “classico” verde, varietà Hayward. I sintomi della presenza del batterio (Pseudomonas syringae) sono evidenti sui tralci, sul tronco e sulle foglie e consistono in avvizzimenti rapidi, con evidenti cancri longitudinali e spaccature sulle parti lignificate, che assumono una colorazione rossastra scura. Dai tagli di potatura, dalle gemme e dalle cicatrici fogliari avviene una fuoriuscita di essudato batterico color rosso ruggine, mentre alla base del tronco si può notare una certa emissione di polloni come possibile reazione della pianta. I sintomi sulle foglie sono maculature necrotiche circondate da un alone e successivamente il disseccamento di tutta la lamina.

Questa malattia, che inizia a diffondersi in primavera, può portare molto rapidamente alla morte della pianta, e le migliori precauzioni per evitare che dilaghi sono la scelta di materiale di partenza certificato come sano, l’adozione di giusti sesti di impianto e potature regolari che consentano un adeguato arieggiamento delle chiome, in modo che non si verifichino ristagni di umidità al loro interno.

Poiché la malattia si diffonde molto rapidamente alle piante ancora sane, diventa indispensabile estirpare prontamente le piante infette, e solo in caso di malattia appena incipiente ci si può limitare ad eliminarle parzialmente, tagliando molto prima del sintomo, per precauzione. In ogni caso tutto il materiale rimosso va allontanando tempestivamente dal frutteto e gli attrezzi usati per tagli ed estirpazioni devono poi essere accuratamente disinfettati.

Un’ulteriore precauzione consigliata è quella di disinfettare con calce la buca da cui si estrae la pianta malata e di non sostituirla subito con un’altra actnidia.

I prodotti rameici sono validi per bloccare il manifestarsi della patologia e si possono usare per trattamenti a fine inverno e durante la stagione dopo le piogge. L’importante è farne sempre un uso oculato, leggendo prima le etichette riportate sulla confezione del prodotto commerciale e rispettandone le indicazioni. Un altro trattamento totalmente biologico che si può utilizzare il Bacillus subtilis, con cui si possono effettuare fino a 6 trattamenti all’anno.

Tumore batterico radicale

L’Agrobacterium tumefaciens è responsabile del tumore batterico radicale, e penetra nei tessuti della pianta ospite tramite ferite. La malattia dà origine ad ingrossamenti globosi di consistenza molle sulle radici e sul colletto delle piante.

Per prevenire questa patologia già al momento dell’impianto si può immergere l’apparato radicale in una sospensione di Agrobacterium radiobacter, ovvero un batterio antagonista di quello dannoso, il quale tende a penetrare facilmente dalle ferite di spuntatura delle radici. La pratica si esegue con le piantine di kiwi a radice nuda. Anche per questa patologia vale inoltre la precauzione di eliminare tempestivamente le piante infette.

Malattie fungine dell’actinidia

Le patologie di natura fungina sono uno dei principali problemi del frutteto e la prevenzione si articola attraverso varie buone pratiche, tra cui la cura del terreno, evitando i ristagni idrici. Un’altra pratica importante è la distribuzione regolare di macerati o decotti di equiseto, che si possono realizzare in proprio trovando le piante lungo fossi e in campi incolti, oppure l’uso di corroboranti. Questi ultimi sono prodotti in libera vendita, per cui cioè non è richiesto di avere i patentino in quanto non sono agrofarmaci ma sostanze dall’effetto preventivo, che potenziano le difese naturali delle piante. Questi prodotti, tra cui le farine di roccia, la propoli e la lecitina, devono essere usati in diluizione in acqua secondo indicazioni riportate sul prodotto acquistato e usate per più trattamenti durante la stagione. La loro efficacia è legata infatti alla costanza e alla tempestività.

Per avere piante sane è importante conoscere le principali problematiche che possono colpire l’actinidia per riconoscerle in tempo e intervenire al bisogno.

Botrite

La botrite, fungo polifago che colpisce molte specie vegetali, è una delle malattie più frequenti dell’actinidia. I danni più gravi in realtà si verificano dopo la raccolta, ovvero sui frutti in conservazione, che si ricoprono della classica muffa grigia, ma si possono notare sintomi sulle piante, soprattutto sui rami, con alterazioni a forma di tacche longitudinali raggrinzite e di colore bruno, spesso ricoperte di molta muffa. Il fungo dilaga soprattutto nelle annate particolarmente umide, e anche in questo caso l’eliminazione delle parti di pianta colpite è fondamentale per evitare l’ulteriore propagarsi della patologia, unitamente a qualche trattamento con prodotti rameici dopo piogge persistenti. Il Bacillus subtilis citato sopra è efficace anche contro questa avversità del kiwi.

Marciume fibroso

Il marciume fibroso è causato da Armillaria mellea, è molto polifago e porta radici e colletto a marcescenza, con un deperimento generale delle piante delle molte specie che attacca. Il fungo infatti attacca le grosse radici e il colletto e invade la zona sottocorticale, dove si può vedere in modo inequivocabile il micelio biancastro a forma di ventaglio. In superficie si possono scorgere dei cordoni di micelio fungino, con cui il fungo si propaga verso altre piante. Ma ciò che più deve destare sospetto sulla presenza di questa patologia è la presenza, in autunno dei funghi chiodini, corpi di questo fungo che si formano soprattutto al colletto delle piante molto compromesse. Purtroppo in presenza di questo fungo non ci sono soluzioni: l’unica cosa da fare è estirpare le piante colpite e disinfettare la buca con calce, sperando che il fungo non abbia fatto in tempo a contaminare altre piante attorno.

Marciume del colletto

L’actinidia può essere colpita dal fungo Phytophtora spp., responsabile del marciume del colletto, ovvero la necrosi dei vasi interni alla base della pianta, che ne causa l’avvizzimento generale.

Questo fungo e il precedente si prevengono evitando l’asfissia radicale delle piante già al momento della messa a dimora, trapiantando l’actinidia su suoli non troppo pesanti o facendo delle baulature, ovvero dei rialzi di terreno per favorire il drenaggio.

Le fisiopatie dell’actinidia

Quando vengono a mancare alla pianta alcuni elementi nutritivi si hanno dei sintomi che potrebbero essere confusi con malattie, ed essere trattati erroneamente col verde rame. Le carenze di azoto e di ferro sono meno facilmente confondibili perché si manifestano coi classici ingiallimenti fogliari, ma la carenza di altri elementi come ad esempio il potassio può invece trarre in inganno. In questi casi parliamo di fisiopatie e l’intervento da fare è semplicemente quello di ripristinare l’elemento apportandolo al terreno.

Carenza di potassio

La carenza di potassio, elemento fondamentale per la pezzatura e le caratteristiche organolettiche della frutta, si manifesta con alterazioni visibili sulle foglie. In particolare a fine primavera sulle foglie di actinidia il margine imbrunisce e dissecca, mentre più avanti possono anche esserci delle aree necrotiche nel centro della lamina, che potrebbero essere scambiate per sintomi di patogeni fungini. Si può notare anche la caduta anticipata di molte foglie.

In agricoltura biologica possiamo somministrare dei sali di potassio di estrazione naturale, come il solfato di potassio, ma ricordiamo sempre di nutrire il terreno soprattutto a partire da una buona concimazione di fondo con sostanza organica, che è alla base della fertilità. In genere se il terreno viene ogni anno arricchito con buon compost maturo e stallatico che mineralizzandosi forniscono tutti gli elementi nutritivi che le piante richiedono, non si dovrebbero verificare gravi carenze come quella descritta.

Colpo da sole e siccità

Quando si notano sui kiwi delle ampie macchie depresse, potrebbe essere un’insolazione sui frutti, abbinata alla siccità. In questi casi è bene mantenere una giusta densità di chioma con le potature (evitare di spogliare troppo la pianta) ed evitare gli stress idrici. La pacciamatura alla base delle piante contribuisce a ridurre la secchezza del terreno.

Articolo di Sara Petrucci.

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