In questo articolo descriviamo la mosca del noce, uno dei parassiti più temibili per questa coltura. L’insetto è capace di rovinare la produzione di noci, andando a ovificare nel mallo.
Chi ha un albero di noce in giardino e a maggior ragione chi coltiva noci a livello professionale dovrà quindi prestare attenzione a contrastare questo dittero. Scopriamo i danni che porta la mosca del noce e soprattutto come possiamo difendere il nostro frutteto usando strategie preventive di tipo agronomico e metodi eco compatibili, consentiti in agricoltura biologica.
Le noci sono molto salutari e una loro modesta quantità è ampiamente raccomandata nella dieta, perciò se abbiamo qualche esemplare di questo albero in giardino o nel frutteto misto è assolutamente utile fare in modo di raccoglierne i frutti. La mosca del noce è infatti un insetto capace di compromettere fortemente la produzione, pertanto bisogna prestare la massima attenzione a tenerlo a freno, pur intervenendo con mezzi eco-compatibili e strategie preventive di tipo agronomico.
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Rhagoletis completa: l’insetto e la sua biologia
La mosca del noce si chiama Rhagoletis completa, ed appartiene quindi allo stesso genere della mosca del ciliegio, Rhagoletis cerasi. Come ogni mosca, anche questa rientra nel vasto ordine dei ditteri, in cui si trovano tante specie dannose per le piante coltivate, sia da frutto che ortaggi.
La mosca del noce è originaria di Messico e Stati Uniti, e il primo esemplare in Italia è stato riconosciuto nel 1991, dopo il suo arrivo accidentale in Europa di pochi anni prima. Da allora ha iniziato a diffondersi nei nostri ambienti fino a diventare oggi una delle maggiori minacce alla coltivazione del noce.
L’insetto passa l’inverno allo stadio di pupa (stadio intermedio tra larva e adulto) nel terreno, pochi centimetri sotto la superficie. Verso l’inizio dell’estate sfarfallano i primi adulti, i quali iniziano dopo due o tre settimane a ovideporre nei malli di noce in via di sviluppo. Ogni femmina può deporre anche 400 uova a gruppetti composti da un minimo di 5 a un massimo di 20, e in genere ogni noce viene visitata solo da un individuo, il quale marca il proprio frutto mediante la secrezione di ormoni inibitori che impediscono ad altri esemplari di ovideporre sulla stessa noce. Le larve svolgono tutti e tre i cicli larvali all’interno del mallo della noce, cibandosene, per poi abbandonarlo al termine del terzo stadio, quando si lasciano cadere a terra per impuparsi. Ricompariranno fuori da terra come adulti nell’anno successivo, da giugno a settembre, compiendo una sola generazione all’anno.
L’adulto ha dimensioni simili a quelle della mosca domestica che tutti conosciamo, ma il suo colore è bianco-giallastro a strisce marroni. Le ali sono trasparenti con tre righe nere di cui quella più esterna a forma di V.
Danni al raccolto di noci
Non è immediato distinguere i danni della mosca alle noci, perché potrebbero essere confusi da sintomi di patologie fungine del noce. Osservando attentamente possiamo notare l’ovideposizione degli adulti, che lasciano delle piccole macchie scure sui malli di noce, e da queste macchie fuoriesce un essudato nerastro.
Le larve che nascono dalle uova iniziano a cibarsi del mallo della noce, portandolo a disfacimento, annerimento e marciume. Il guscio sottostante si impregna, macchiandosi a tal punto che anche il gheriglio inizia ad ammuffire.
Nelle noci destinate al mercato il danno può compromettere anche l’intero raccolto, o quantomeno portarlo ad un grave deprezzamento, ma anche nelle noci coltivate per autoconsumo si ha un calo della qualità, dovuto alla difficoltà di staccare dal guscio il mallo avvizzito.
Il guaio è che le infestazioni molto serie possono causare la perdita totale delle noci, che iniziano a cadere a terra prematuramente o restare rinsecchite attaccate alla pianta. In entrambi i casi è sicuramente un gran peccato perdere tutto il prodotto e si dovrebbe porre rimedio per tempo, sempre con soluzioni eco-compatibili e valide in agricoltura biologica.
Difesa biologica dalla mosca del noce
Vediamo come difendere le noci da questo insetto nocivo senza creare danni ambientali e senza compromettere la salubrità delle noci stesse.
Trattamenti insetticidi
Lo Spinosad, uno degli insetticidi più efficaci ammessi in agricoltura biologica, è registrato anche per la lotta alla Cydia pomonella del noce, e pare che i trattamenti contro questo insetto abbiano effetti anche nel contrastare la Rhagoletis completa. L’importante è leggere attentamente l’etichetta del prodotto commerciale e attenersi scrupolosamente a quanto indicato per dosi, modalità di utilizzo e precauzioni da adottare. Poiché il noce è un albero spesso di grandi dimensioni, è importante procurarsi l’attrezzatura giusta e il più possibile sicura per realizzare questo tipo di trattamento. Anche i bioinsetticidi, come quelli a base di Spinosad, sono soggetti all’obbligo di patentino, se si è agricoltori professionisti, e al rispetto di tutte le indicazioni presenti in etichetta.
Teli stesi a terra
Nei noceti professionali una pratica adottata consiste nello stendere dei teli sul suolo, sotto la chioma, in modo tale che alle larve che cadono sia impedito di raggiungere il terreno ed impuparsi. Questo è sicuramente un metodo valido per ridurre la popolazione della mosca e limitare il danno nell’anno successivo, ma è importante agire subito a vantaggio dell’anno in corso.
Trappole contro la mosca del noce
L’uso delle trappole è un valido rimedio agronomico per la difesa dagli insetti dannosi, e lo è anche nei confronti della mosca del noce, perché usate soprattutto come metodo preventivo abbatte la popolazione dell’insetto senza irrorare nell’ambiente dei prodotti potenzialmente tossici per altri organismi.
Sicuramente i presupposti più importanti per l’efficacia di questo sistema sono la tempestività dell’utilizzo e il corretto posizionamento delle trappole stesse e in seguito è fondamentale tenere controllate ogni settimana le trappole al fine di verificare le catture effettuate.
Trappole cromotropiche a colla e trappole alimentari
Le trappole cromotropiche a colla attirano gli insetti in virtù del loro colore, quelle alimentari perché contengono un’esca attrattiva.
Il grande vantaggio dell’esca alimentare è che attrae solo la tipologia di insetti desiderata, mentre con il metodo cromotropico a colla si rischia di catturare insetti utili e per questo bisogna prestare attenzione.
L’ideale è la combinazione tra i due sistemi, unendo all’attrattiva alimentare un vivace color giallo. Si può fare impiegando le comode trappole Tap Trap, efficaci nella difesa contro svariati insetti nocivi, tra cui la mosca del noce.
Si può scegliere tra due diversi modelli:
- Tap trap: Si tratta di un dispositivo di colore giallo pensato per agganciarsi a comuni bottiglie di plastica. L’esca viene messa nella bottiglia: il colore della trappola e soprattutto l’odore dell’esca attirano gli insetti all’interno, dove cadranno poi nel liquido. Per la mosca della noce si consiglia questa ricetta: 250 ml di ammoniaca liquida (non profumata, proprio l’ammoniaca che si usa per le pulizie) e qualche scarto di pesce crudo (sarde, acciughe ecc.) come esca proteica. Tap Trap, con bottiglia agganciata, si appende ad un ramo dell’albero che vogliamo difendere.
- Vaso Trap: Concettualmente è del tutto simile alla precedente, solo che in questo caso il tappo giallo si applica ad un barattolo di vetro, per intenderci quelli del miele da 1 kg (non Bormioli). La dose di ammoniaca consigliata in questo caso è di 200 ml, a cui si aggiungono scarti di pesce crudo come sopra. Vaso trap può essere appeso, tramite un gancio, ad un ramo del noce, oppure appoggiato su un supporto vicino.
Rispetto alla ricetta indicata (ammoniaca e pesce crudo) un metodo ancora migliore, valido sia per Tap Trap che per Vaso Trap, è partire da acqua e pesce crudo, per poi aggiungere in un secondo passaggio l’ammoniaca, come spiegato parlando di trappole per la cattura delle mosche della frutta.
Inoltre possiamo contare anche su una trappola cromotropica luminosa, ovvero Sfera Trap: una sfera di colore giallo che contiene un LED, in cui dobbiamo inserire le batterie, che di solito durano circa un mese di accensione continua. Avvolgeremo a sfera con della pellicola trasparente, tipo quella che si usa per gli alimenti, e la cospargeremo poi di colla prima di appenderla ad un ramo. In questo caso l’attrattiva è cromotropica e luminosa: il colore giallo e la luce attirano gli insetti, che vi restano attaccati.
Articolo di Sara Petrucci, illustrazioni di Marina Fusari.
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