I cavoli sono una grande famiglia, dove accanto ai grandi classici dell’orto, come cavolfiore e verza, troviamo altre interessantissime colture meno conosciute, tra cui il pak choi che scopriamo nel dettaglio ora.
Nei vecchi testi di orticoltura, che gli dedicano giusto un trafiletto nella trattazione di tutti gli altri cavoli più conosciuti, viene indicato anche col nome di “cavolo sedano”. Fino a qualche anno fa non era facile trovare questo ortaggio al supermercato né in negozi di frutta e verdura, ma da qualche tempo ha iniziato a diffondersi sul mercato e anche negli orti privati, pur restando ancora poco comune.
Il pak choi (Brassica rapa spp. Chinensis) viene assimilato agli ortaggi orientali, come il kale (cavolo riccio), la mizuna e il cavolo cinese. Come gli altri cavoli della famiglia delle Brassicacee o Crucifere, è facilmente coltivabile con metodo biologico sia a livello amatoriale sia professionale. Dato che no ha praticamente scarti, ad eccezione delle radici, si tratta di un ortaggio conveniente e adatto per questo anche ai piccoli orti, nei quali si desidera ottimizzare lo spazio coltivando quelle specie che rendono al massimo.
Nell’aspetto ricorda vagamente una bietola, con larghe coste di colore bianco-verde chiaro e foglie verdi, ed è poco ingombrante: non arriva alle dimensioni delle altre piante di cavolo. Il pak choi può essere cucinato per intero, scartando solo le radici, nei quali si desidera ottimizzare lo spazio coltivando quelle specie che rendono al massimo.
Indice dei contenuti
Dove piantare pak choi
Questo cavolo è una coltura molto adattabile e si può coltivare in buona parte dell’anno, praticamente in tutta Italia. Vediamo più nel dettaglio le caratteristiche ideali di clima e terreno richiesti dal Pak Choi.
Clima
Il pak choi non ha esigenze particolari e lo possiamo considerare simile agli altri cavoli in questo senso. Lo possiamo coltivare in tutta Italia sia per la stagione primaverile-estiva sia per quella autunno-invernale, potendo anche sfruttare serre o teli di tessuto non tessuto per allungarne le possibilità stagionali e avere piante da raccogliere per un periodo molto prolungato.
Non ama il caldo siccitoso: certamente nelle coltivazioni primaverili-estive c’è il rischio maggiore che la pianta vada in semenza se non raccolta tempestivamente.
Terreno
Il pak choi può essere coltivato bene su tanti tipi di terreno, anche se sono ideali quelli con ph vicino alla neutralità o leggermente alcalini e non troppo compatti come tessitura.
Come sempre, quando si coltiva un orto, ci si deve preoccupare di mantenere e incrementare la fertilità generale del suolo, con la distribuzione di sostanza organica tramite compost maturo o letame. La sostanza organica fertilizza in senso fisico, chimico e biologico, anche se un terreno molto sfruttato impiega tempo prima di tornare ad uno stato di fertilità sufficiente.
Per preparare il terreno, le lavorazioni migliori sono quelle che non rivoltano completamente gli strati, e quindi l’uso del forcone invece della vanga è una scelta ideale, alla quale seguono da zappettature per rompere le zolle rimaste e il livellamento della superficie col rastrello.
Come e quando seminare
Capita di vedere negli orti del pak choi direttamente seminato in piena terra, ma in quei casi spesso le piantine restano molto fitte e non si sviluppano al livello ottimale, rimanendo piccole. Per ottenere dei bei ceppi di pak choi, la scelta migliore è sicuramente quella di partire da piantine da trapiantare, acquistate o seminate da noi in semenzaio.
Periodo di semina
Per seminare pak choi in semenzaio si può cominciare dal mese di febbraio in poi, scalarmente a seconda di quanti trapianti di pak choi (e quindi di raccolti) si desidera fare nell’anno. Come sempre, è consigliabile scegliere del buon terriccio soffice per le semine, e fare la ripicchettatura nel caso in cui le piantine dovessero nascere molto fitte. Quanto al numero di piantine da destinare all’orto, per la stagione primaverile-estiva conviene non esagerare e stimare un fabbisogno, proprio per evitare sprechi dati dall’eventuale prefioritura.
Trapianto e distanze
Quando le piantine raggiungono la dimensione ottimale, simile a quella degli altri cavoli quando sono pronti per il trapianto, e cioè dai 10 cm circa di altezza, possiamo mettere il pak choi nell’orto.
Se compriamo piantine formate possiamo trapiantarle indicativamente da marzo a settembre (periodo che può essere ristretto o ampliato in base al clima della zona in cui si trova l’orto).
Le distanze ottimali tra piante si aggirano attorno ai 40 cm, quindi sono inferiori rispetto a quelle idonee per i cavoli più ingombranti. In pratica con questo sesto d’impianto sulla classica aiuola larga 1 metro, possiamo coltivare 3 file di pak choi, oppure si può pensare di consociare il pak choi con altre specie come insalate o bietole e alternare le file di queste specie sulla stessa aiuola.
Come si coltiva il pak choi
Man mano che le piantine crescono è necessario irrigarle regolarmente, ma senza mai esagerare. Due tubi per l’irrigazione a goccia tra le 3 file di pak choi sono l’ideale per assicurare una giusta distribuzione di acqua, da aprire a seconda del meteo e del tipo di terreno.
Come nel caso di tutti gli altri ortaggi, un aspetto fondamentale è quello della gestione delle erbe spontanee, che possono essere eliminate manualmente, con sarchiature col tridente o zappature, oppure prevenute mediante la pacciamatura.
Volendo praticare la pacciamatura, che presenta anche il vantaggio di ridurre la traspirazione del terreno e quindi le necessità di irrigare, possiamo scegliere tra i teli e i materiali naturali come la paglia. Nel primo caso stendiamo i teli neri sul terreno prima del trapianto, sopra i tubi dell’irrigazione a goccia, e questa è la soluzione di norma adottata nelle produzioni aziendali, mentre nel secondo caso mettiamo la paglia o l’altro materiale naturale dopo il trapianto delle piantine, negli spazi vuoti di terreno. Sicuramente questo lavoro richiede un po’ di tempo, ma ce ne farà poi risparmiare molto di più.
Rotazioni colturali
Il pak choi è una brassicacea come tutti gli altri cavoli, come la rucola, i ravanelli, le rape, il crescione. Di conseguenza è opportuno alternare questa specie con altri ortaggi che appartengono a famiglie botaniche diverse, possibilmente per 3 cicli colturali, prima di far tornare il pak choi sulla stessa aiuola. Possiamo alternare il pak choi con tante altre colture diverse a seconda della stagione: giusto per suggerire due esempi, se trapiantate le piantine di pak choi a luglio potreste metterle nello spazio che ospitava piselli o fave fino a poco prima; se le trapiantate a marzo-aprile aprile, potete sfruttare lo spazio che in autunno aveva ospitato porri o insalate invernali o spinaci.
Malattie e parassiti del pak choi
Il pak choi condivide i problemi comuni a molte piante di cavolo. In sintesi:
Malattie più comuni:
- Alternariosi
- Peronospora
Insetti parassiti più comuni:
Malattie fungine
Il pak choi come altri cavoli potrebbe essere colpito da alcune patologie fungine come l’alternariosi o la peronospora, entrambe favorite da un clima umido e molto piovoso. Si manifestano con sintomi come macchie, nel primo caso piccole, scure e numerose, nel secondo caso più grandi e delimitate dalle nervature fogliari.
È bene prevenire le patologie fungine mediante alcune buone pratiche:
- rotazioni, una delle tecniche preventive più importanti;
- rispetto delle giuste distanze di trapianto: colture troppo fitte sono più soggette alle patologie;
- Trattamenti con un macerato o un decotto di equiseto che svolge un’azione rinforzante sulle piante.
- Trattamenti con corroboranti: ovvero prodotti di origine naturale che si usano diluiti in acqua per irrorazioni sulle colture, con un effetto rinforzante e preventivo nei confronti di malattie fungine, insetti nocivi e varie fisiopatie. Tra questi citiamo le farine di roccia, la propoli e la lecitina, ma in commercio ne esistono anche altri. L’importante, per vedere risultati, è ripetere spesso i trattamenti e prima che si vedano i problemi sulle piante.
- Attenzione al drenaggio del terreno. I ristagni idrici sono molto dannosi alle radici delle piante, che vanno soggette ai marciumi. Se si coltiva l’orto su un terreno pesante è consigliato il sistema delle aiuole rialzate, che consentono lo sgrondo dell’acqua in eccesso.
Insetti dannosi
Il pak choi è molto gradito dalle altiche o pulci di terra, ovvero minuscoli insetti di colore nero e lucido, che saltano quando ci si avvicina alle piante. Il loro danno consiste nell’erosione delle foglie, che appaiono tutte bucherellate, e nei casi gravi, soprattutto se colpiscono piantine molto piccole gravemente, possono anche comprometterne l’ulteriore sviluppo. Pare che queste pulci siano favorite da una condizione di terreno asciutto, per questo irrigare regolarmente può scoraggiarle. Per prevenire al meglio il problema è utile, appena dopo il trapianto delle piantine, allestire sull’aiuola delle reti antinsetto a maglie fini, che ostacolano l’ingresso di questi insettini.
Gli afidi si tengono a bada mediante estratti di ortica, di peperoncino piccante o di aglio, o si eliminano spruzzandovi del sapone di Marsiglia diluito in acqua, scegliendo sempre le ore fresche della giornata per questa operazione.
La cavolaia e le nottue sono farfalle che da bruchi divorano le foglie dei cavoli. Possiamo eliminarle manualmente nel caso di piccole coltivazioni, altrimenti possiamo trattare le piante con un prodotto a base di Bacillus thuringiensis.
Nel caso di tripidi o aleurodidi (mosche bianche) è possibile fare dei trattamenti con un prodotto fitosanitario a base di olio essenziale di arancio dolce.
La raccolta e l’utilizzo
Teoricamente una pianta di Pak choi adulta può raggiungere anche il peso di 1 kg, ma di solito lo si raccoglie prima, quando pesa qualche etto. La raccolta si realizza semplicemente recidendo le piante alla base con un coltello. Possiamo anche raccogliere le piantine di pak choi molto giovani se ci interessa consumarle crude in insalata, altrimenti allo stadio adulto lo si consuma cotto, stufandolo in padella o inserendolo in tante preparazioni, anche in risotti.
Il Pak choi ha un sapore più tenue rispetto ad altri cavoli, e contiene vitamina C, che si preserva in parte con una cottura breve, caroteni e sali minerali quali potassio, ferro, calcio e fosforo.
Articolo e foto di Sara Petrucci
articolo molto interessante e completo per tutte le informazioni che riporta.
Le novità e gli spunti sono sempre interessanti e chiari grazie..!
Ciao Matteo,
Quest’anno avevo intensionone di seminare il Pak Choi, visto che ne sono molto goloso.
Due domande, gentilmente :
1) Si possono tagliare le sole foglie esterne (come si fa per il cavolo nero) oppure deve essere tagliata tutta la pianta per il raccolto?
2) Se taglio tutta la pianta 3 cm sopra il colletto, questa ributta, come avviene per molte insalate da cespo?
Ciao, grazie e complimenti ancora per il tuo lavoro.
Lorenzo
Ciao Lorenzo, penso si possa fare una raccolta in stile “mungitura” anche con il pak choi. Non ho mai provato ma non vedo perché no. Se lo fai, poi raccontami.
Anche sul ricaccio, mi spiace ma non sono preparato. Anche qui sono dell’idea che riacci, ma è da sperimentare. Perdona la scarsa capacità di risposta, domande interessanti!
Articolo interessante. Grazie